A lezione da Trismegistus

“Higitus figitus abra kazè/prestate attenzione tutti a me/Hockety pockety wockety wack/Abra-cabra-dabra-da/Se ciascun si stringerà
il posto a tutto si troverà/Higitus figitus figitus sbum/Prestidigitorium”

Ve la ricordate? Higitus figitus ovvero la canzone de La spada nella roccia cantata da Mago Merlino!
Perfetto, ora sommateci la formula H2O e lo Stronzio e avrete la summa e la panoramica di tutto ciò che io so di chimica.
Come dite? Merlino era un mago? Il gioco non parla di chimica? Appunto.

Oggi parlerò di Trismegistus, gioco di Daniele Tascini e Federico Pierlorenzi edito in Italia da Giochix.
Siamo dinanzi a un gioco a meccanica gestione dadi che è tutto tranne che semplice. Nulla di negativo intendiamoci, ma ci sono alcuni piccoli scogli da superare che non lo rendono un gioco per neofiti. La scelta del dado qui, più che in altri suoi fratellini, è di un’importanza vitale al punto da rendere un paio di errori molto punitivi. Probabilmente è anche il suo bello visto che l’attenzione al tavolo deve essere tanta.
Avremo la possibilità di scegliere 3 dadi a round all’interno di una durata complessiva di 3 round totali per un totale di 9 in una partita e ogni singola scelta, sia del colore sia del simbolo sia in base al numero di dadi presenti in una delle sezioni che sceglieremo, avrà ripercussioni sulle azioni che potremo fare. Si prende il dado e lo si piazza sulla plancia nell’apposito valore numerico. Questo valore sarà dato appunto dalla somma dei dadi presenti nello spazio da noi scelto. Sarà questo il valore del dado (da 1 a 5) che andremo ad esaurire attraverso il costo delle azioni che vi elencherò più avanti.
Voi direte “Beh, la meccanica è quella!“. Vero ma se ne toppate uno dopo recuperare è davvero dura!

Set up!

Plance giocatore belle spesse e ampie e un tabellone molto ricco lasciano una piacevolissima impressione all’occhio che si sa, vuole sempre la sua parte. Viene rappresentato un bellissimo tavolo di laboratorio con tanto di simboli disegnati con il gesso, ciotoline, libri e tanti bei richiami che ci aiutano molto a calarci nell’ambientazione.
Bisogna imparare i simboli. Questo è il primo step da superare perché le varie materie e le essenze del gioco (che poi si traducono in risorse e valuta da accumulare e spendere nei nostri turni) sono rappresentante dal proprio simbolo alchemico.
Dunque avremo Piombo, Stagno, Rame, Ferro e Mercurio nelle loro varie forme grezze (ampolla tonda) e raffinate (contenitore quadrato…fa eccezione il Piombo che non ha la sua forma raffinata). Avremo poi Oro e Argento nella sola versione raffinata che serviranno, tra le altre cose, da jolly e pagamento per le formule (Oro) e scontistica sul tracciato maestria (Argento). In ultimo, ma non assolutamente d’importanza, avremo le essenze così ripartite:

– Sale
– Zolfo
– Etere
– Mercurio

Di nuovo lui sì. Perché il Mercurio sarà sia essenza che materia e potrà servire sia per completare esperimenti, ovvero le carte obiettivo che daranno punti a fine partita, sia Trasmutazioni Alchemiche, ovvero una specifica azione che ci permetterà di trasformare le nostre materie presenti in plancia al fine di poterle utilizzare nei vari esperimenti.
Avremo a disposizione inoltre delle carte Esperimento capolavoro (esperimenti più difficili da completare) e delle Pubblicazioni, ovvero carte che daranno punti a fine partita se soddisferemo la presenza di X simboli sui nostri Artefatti, esperimenti e percorso maestria.
Se ci inseriamo dentro la realizzazione della Pietra Filosofale grazie all’attivazione di formule (bonus che attiveranno altri bonus) e artefatti acquistabili da un apposito mercato, che innescano combo ogni qualvolta si trasmuta nel percorso a loro adiacente beh, il quadro è fatto.

“Professò, io giustifico”.

Questo è quello che mi è venuto in mente appena aperto il gioco. Tantissimo materiale e purtroppo un regolamento non troppo chiaro o che probabilmente da per scontato delle cose.
Che belli i tempi in cui una volta a semestre potevi non andare interrogato senza beccarti il 2…
Non è questo il caso perché grazie a pazienti letture e tentativi alla fine sono riuscito a trovare la quadra del cerchio, finire l’equazione, risolvere la trasmutazione, battermi il cinque e darmi una carezza.
Mi sono sentito un po’ Newton, un po’ Harry Potter e un po’ coglione. Questo perché a primo impatti ti viene da dire: “Ok…che dado prendo?”
3 diversi colori e ben 6 simboli diversi, inoltre la possibilità di scegliere tra sei (dico ben sei) azioni ad ogni turno e non solo, la chicca:
si può reagire! Molto semplicemente ad ogni fine turno avversario ogni contendente può, in base al dado da lui piazzato e alla presenza o meno di token reazioni disponibili, risolvere un’azione in un ventaglio di 4 tra le sei disponibili nel proprio turno.

Le azioni base associate al dado scelto sono:

1) Prendere Materie associate al simbolo del dado
2) Prendere essenze associate alla ciotola del dado scelto
3) Trasmutare una materia in base al colore del dado scelto
4) Scegliere un artefatto in base al colore del dado scelto
5) Scegliere un esperimento adiacente alla ciotola del dado scelto
6) Ripristinare un artefatto utilizzato durante una Trasmutazione precedente.

Di queste sei azioni nella fase Reazione potremo, spendendo l’apposito segnalino fulmine se presente, ripetere la uno la due, la tre (ciao Mike) e la sei!

Avevo 4 in chimica.

Questo è bene ricordarvelo. Così, senza un vero perché visto che il gioco ci parla di tutt’altra materia. Però nella mia testa i simboli mi rimandano al mio nefasto passato da studente.
Il gioco è sicuramente un titolo per esperti. Bisogna ragionare, pensare, analizzare, ponderare e soprattutto pazientare che gli altri al tavolo facciano lo stesso. Quindi immaginatevi una partita in quattro al tavolo.
In due secondo me invece è un ottimo gioco da intavolare, gustare e approfondire. Viene una fortissima voglia di riprovarci e di migliorare il proprio punteggio. Provare ad innescare combo grazie a Trasmutazioni e attivazione Artefatti è sicuramente un fattore su cui puntare molto. Con il tempo tutti i dubbi su simboli e vasta gamma di azioni verranno sicuramente dissipati, anche io già alla seconda partita mi sono ritrovato in un ambiente più “familiare” e dalla terza in poi il percorso è sicuramente più in discesa. Certo, la prima partita sarà un caos. Non è un filler e non è un gioco tipo “Ao! Ammazza che palle dai, apparecchia un gioco dei tuoi”. Si rischia di uccidere la gente, ve lo dico.
Però le meccaniche sono affascinanti. Specialmente le reazioni, che permettono di implementare le proprie risorse grazie alla scelta altrui, e la trasmutazione che nella sua eleganza da veramente quel senso di Alchemico al gioco, qualunque cosa voglia dire.
L’esaurirsi del potere dei dadi andrà gestito con saggezza e l’occhio sul laboratorio altrui dovrà cadere ogni tanto per capire quando sarà il momento giusto per reagire. La costruzione della pietra filosofale sarà un’insalata di bonus, sconti e punti fine partita se la si governerà a dovere ma credetemi, ci vorrà tempo.
La carne al fuoco è tanta e io qui sto ancora a capire qual è la formula della felicità.
Per quella dell’amore si è più saputo niente?
Lo Stronzio? Ha finalmente reagito o si offende ancora?
Chiedo per un amico.

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