Operazione Vienna: Passo e chiudo!

Gennaio 1977, Vienna.
In piena guerra fredda nasce la SAD (Special Activity Division) di cui TU (sì, sì, proprio TU) farai parte con il compito di districare un dei casi più complicati con quale la CIA (proprio loro bello…LA CIA!) abbia avuto a che fare!
Come dici? Non te la senti? Te la stai facendo addosso? Troppo tardi amico, ormai sei stato assoldato. Quello che ti serve è soltanto la quinta elementare e uno smartphone. No, inutile che tiri fuori il Nokia 3310 lo sanno tutti che ormai chiunque ha uno smartphone. Non hai scuse.

La Pendragon Game studio porta in Italia Operazione Vienna, il nuovo gioco di Ignacy Trzewiczek, autore del famoso Detective, capitolo che appunto precede questo nuovo titolo.
Tranquilli, si tratta di un gioco stand alone. Perché lo so? Beh, a Detective io non ci ho mai giocato quindi state tranquilli, è così!

Contenuto: 1 mazzo di carte, 100 pagine di documenti, 4 buste con materiali speciali per le missioni, 15 segnalini in legno, 8 schede Missione, 1 regolamento.
Giocatori: 1-5
Età: 16+
Durata: 120-180 min

Nei panni di uno dei componenti della suddetta SAD dovrai affrontare 4 missioni distinte che però sono tutti pezzi di un puzzle (termine che tornerà) più grande.
All’interno della scatola troviamo quattro buste contenenti i materiali per setuppare le missioni di cui sopra, un blocchetto a rappresentare la plancia di gioco, un mazzo di carte pista, gettoni risorse che verranno utili per andare avanti in alcuni momenti della missione e un plico di documenti Top Secret tra cui è rigorosamente vietato spulciare!
Capito? Me raccomando non barate. Ve vedo.

SPOILERIAMO UN POCHETTO VA’!

…no, non è vero! Scherzavo dai, restate qui. Oh bene, mettetevi comodi.
Il gioco è molto semplice. Ogni missione dovrete aprire la busta, tirare fuori il contenuto e leggere tutto ciò che ci sarà bisogno di fare per cominciare. Lo stesso foglio riepilogativo della stessa vi illustrerà come iniziare al meglio e da quale pista partire.
Le carte pista sono il nocciolo del gioco poiché su di esse riportano alcune informazioni utili:

1) Il colore della zona in cui indagheremo
2) Il valore di esposizione che dovremo appuntare sul nostro blocchetto/plancia
3) Tutte le informazioni necessarie per costruire la narrazione del gioco e proseguire nel migliore dei modi.

Il gioco fornisce quattro zone d’indagine:

– Zone bianche: Luoghi sicuri e quartier generali CIA
– Zone gialle: Luoghi loschi, sottobosco criminale o controllate dalla polizia
– Zone blu: Attività commerciali, hotel, luoghi pubblici
– Zone rosse: i luoghi più delicati. Ci si muove nel campo nemico. terra del KGB e agenzie d’intelligence straniere.

Ognuna di queste 4 zone è riportata sul nostro blocchetto/plancia e ad ognuna è assegnata un numero di spazi differente.
Questi spazi stanno a rappresentare il tempo che abbiamo a disposizione prima che la nostra presenza sia notata dagli uomini in nero, dunque scandiranno il timing della nostra missione.
Ogni carta pista riporta un valore di esposizione. Dovremo semplicemente andare a riempire i pallini della zona del colore corretto ad indicare che avremo sempre meno azioni da svolgere in quella determinata area.
Nel caso, per esempio, gli spazi azione nella zona bianca finissero e una carta pista ci indicasse la possibilità di indagare ancora nella medesima zona dovremmo andare a riempire gli spazi dedicati agli uomini in nero. Una volta che anche questi spazi si esauriranno dovremo andare alla fine della missione.
Il gioco dunque ci “preme” poiché ci costringe ad ottimizzare ogni mossa e a raccogliere più indizi possibili prima che il tempo finisca e che le nostre attività cessino per pericolo imminente. Non esiste un vero e proprio turno di gioco. Dovrete decidere tutti assieme cosa fare (o da soli con voi stessi) e per farlo avrete a disposizione diverti tipi di scelta:

  • Seguire una carta pista, risolvendone una prima di passare ad un’altra.
  • Utilizzare internet laddove indicato per raccogliere informazioni sul contesto.
  • Leggere i documenti Top Secret ma solo quando verrà indicato da alcune carte pista o altri documenti.
  • Utilizzare le carte “azione” fornite dal gioco all’inizio di ogni missione.
  • Andare al rapporto di fine missione una volta che la vostra esposizione sarà stata pericolosamente troppa.

In realtà non sono vere e proprie azioni, il gioco vi porterà quasi forzatamente, in alcuni frangenti, a dover scegliere una di queste opzioni. Unica eccezione la fanno le carte azione che vanno ben ponderate dato l’utilizzo di risorse che necessitano e la limitatezza di queste.

Gli indizi nel gioco.

Operazione Vienna mette a disposizione una APP con cui interfacciarsi all’interno della partita. Su di essa si potranno ascoltare le trascrizioni delle registrazioni che troveremo andando avanti con le indagini e, soprattutto, andremo a completare dei puzzle.
Proprio così, se saremo bravi (fortunati?) nella nostra indagine troveremo delle forme geometriche (triangolo, quadrato, cerchio e rombo) contenenti dei numeri.
I puzzle presenti nella APP riportano tutti 4 o 5 forme geometriche da scovare (dunque 4/5 numeri da individuare).
Sotto il puzzle saranno presenti degli spazi vuoti che andranno riempiti con lettere che formeranno la parola che stiamo cercando. Una specie di gioco dell’impiccato in cui riceveremo lettere da inserire ogni qualvolta faremo un passo avanti nelle indagini.
Starà a noi trovare il collegamento.
Una volta che avremo completato tutti gli spazi degli uomini in nero la missione è finita e, sempre sulla APP, andremo ad effettuare il nostro resoconto di ciò che abbiamo scoperto.

IMPRESSIONI

Voglio essere sincero, Operazione Vienna non mi ha entusiasmato sotto alcuni aspetti. O meglio, l’idea del gioco è molto valida, i materiali di cui è composto sono ottimi se pensiamo a quanta accuratezza, quanto testo, quanta ricerca è presente all’interno dell’idea che c’è alla base del gioco. Il tutto è veramente ben confezionato e ci si rende conto di essere davanti a un prodotto di qualità.
Il periodo storico è sicuramente affascinante e tutto viene molto ben ricreato da pagine di giornale, informazioni, addirittura possibilità di trovare info su internet a riguardo di parole chiave utili anche solo a saperne di più o a contestualizzare il tutto. Il problema è che si fa un po’ fatica a sentirsi delle vere spie.
L’enorme mole di documenti da leggere è sicuramente lavoro per una spia, tantissimi documenti da cui estrapolare dati utili alla risoluzione del caso, moltissimi personaggi e eventi insomma, il tutto sembra davvero portarci sulla strada giusta a livello di feeling.
Da buon detective, mi sono armato di carta e penna per sentirmi il più spia possibile. Ho fatto cerchietti e sottolineato le parole che credevo potessero essere importanti, ho incrociato dati, tracciato linee tra i protagonisti e provato ad identificare il bandolo della matassa.
La verità però è che il gioco stesso, per sua stessa ammissione, non ha scelte giuste o sbagliate. Semplicemente ogni nostra scelta ci porta più o meno lontano e ci da più o meno informazioni. Fin qui poco male, il tentativo è lodevole.
Qui arrivano però i primi personalissimi contro. L’aspetto della crittografia (diamine! All’epoca era tutto crittografato, decifrato ecc.) è talmente marginale e banale nella sua risoluzione da farti cadere le braccia. La chiave di lettura è sempre la stessa (ed è anche spiegata nelle regole) e i calcoli matematici da fare sono di una facilità così estrema da farti capire che il tutto voleva essere solo una nota di colore per dire: “O.k. siamo della CIA, contro il KGB, dobbiamo far scoprire qualcosa di celato!”
L’escamotage però rischia di annoiare e paradossalmente fa perdere tempo perché alcuni indizi si capiscono anche senza decifrare l’intera sequenza numerica.
I documenti Top Secret aiutano nell’immedesimazione e aiutano ad entrare un pochino di più nella questione ma anche quelli aggiungono poco pepe. Ovviamente l’utilità è quella di far trovare punti in comune, chiavi di lettura o indizi ma a volte sembra che il gioco ti ci porti comunque, a prescindere da ciò che noi decideremo.
Risultano davvero utili quando riportano (come alcune carte pista) gli indizi dei puzzle.
Questi sono il vero cuore del gioco e in particolar modo le forme geometriche numerate da cui sono formati. Queste daranno indicazioni alla APP e scandiranno i vostri progressi. Se riuscite a trovare tutti i pezzi mancanti di quelli formati da 4 simboli all’interno della stessa missione riceverete bonus aggiuntivi.
Quelli formati da 5 simboli devono essere completati invece entro la fine del gioco.

Proprio questo sistema da l’impressione che tutto si riduca ad una fredda combinazione di simboli e numeri. Oltre a trovare pezzi di puzzle dovremo essere bravi a trovare la parola segreta scritta sotto di questi. Il problema è che non sembra contare più di tanto visto che l’APP segnala l’errore (dunque un punto esposizione aggiuntiva) solamente se si sbaglia il numero all’interno della forma geometrica. Dunque la parola conta?
Mi ci sono messo davvero di sana pianta, credetemi. Ho letto, riletto, argomentato le mie decisioni, studiato le informazioni che avevo, ascoltato le inutili registrazioni audio che sono comunque trascritte sui documenti che troverete ma nulla. Io più di tanto non sono riuscito ad immedesimarmi. Il problema però è sicuramente mio. Immagino il mio mood non sia quello adeguato a questo gioco. Probabilmente sono un tipo da carta e penna e non da tecnologiche APP. Il gioco è ben strutturato e la trama è assolutamente credibile. Il lavoro fatto sulla documentazione è encomiabile e una volta apparecchiato il tutto l’effetto “indagine” è ricreato a meraviglia. Ho apprezzato l’assenza di un tabellone e l’avere il solo occorrente necessario per portare avanti il caso.
Un altro piccolo neo del gioco è uno dei due binari su cui ci piazza il fine missione dettato dalla applicazione. Probabilmente il vero distacco emotivo l’ho subito lì. Operazione Vienna introduce un sistema per cui il giocatore, una volta finita la missione, simulerà il resoconto alla CIA di quanto scoperto. Il progredire, insomma delle indagini. Peccato che a farlo sarà la APP e, ovviamente, da buona intelligenza artificiale, raffredda le piste che credevamo di aver raggiunto e quasi ci anticipa su alcuni concetti.
Il resoconto che andiamo a riportare ai nostri capi CIA sembra vivere di vita propria. In pratica è come scoprire per la prima volta di aver scoperto delle cose che non sapevamo di aver scoperto.
Quindi ho pensato, il gioco probabilmente è limitato dalla APP? Lei riceve informazioni dai puzzle composti e rimanda un feedback che non trova pieno riscontro in ciò che abbiamo effettivamente trovato nel nostro cammino investigativo?
Una nota positiva invece l’ho trovata nel secondo segmento del fine missione, ovvero i consigli che daremo noi alla CIA in base a ciò che abbiamo scoperto.
Ci vengono presentate diverse opzioni riguardanti come impostare il lavoro futuro e quali azioni far svolgere alle squadre dell’organizzazione statunitense.
Anche qui, mi è successo, che alcune tracce non fossero davvero state scoperte da me. Ho apprezzato però la svariata gamma di possibilità che la storia potrebbe prendere in base a ciò che decideremo.
Sia queste decisioni che le scoperte fatte durante la missione vera e propria, ci porteranno dei benefici sotto forma di “appunti” sul nostro diario di campagna.
Alcuni di questi appunti, che dovremo opportunatamente segnare su carta, potrebbero esserci richiesti per andare avanti su diverse carte pista nelle missioni successive. Ecco, questo l’ho particolarmente apprezzato perché rende l’idea della profondità di azione.
Il gioco stesso ci dice che non ci sono scelte sbagliate, ci sono solo scenari diversi. Qui però un piccolo problema si pone dato che il titolo non è longevo. O meglio, potrebbe ma non avrebbe veramente troppo senso.
La stessa scatola fornisce due soli fogli per missione dove appuntare il nostro valore di esposizione, facendo intuire dunque che non si aspettano di essere rigiocati.
Quindi da una parte tanta possibilità, dall’altra poco tempo e poco spazio di azione e dall’altra ancora una sequenza di scelte quasi obbligate (tranne per alcune carte pista che necessitano di pagamenti in risorse) che sembrano comunque portare sempre ad una “soluzione” che però soluzione non è.
Altra cosa che non ho capito, a cui forse avrei dato più risalto, sono gli agenti sul campo che la missione ci fornisce all’inizio.
Si tratta di cartoncini riportanti nome e cognome degli agenti e quale risorsa offrono. Tutto qui.
Invece di scrivere “aggiungi un segnalino x, uno y e uno z” è stato fatto un giro inutile che a parer mio non aiuta a tematizzare ma quasi a rovinare l’atmosfera. Non portano informazioni, non lavorano sul campo, a che servono?

Rapporto finale

Ho giocato con tutto l’impegno e tutta l’immedesimazione possibile ad Operazione Vienna. Non vi nego che dopo qualche carta credevo di aver capito male e ho perfino ricominciato prendendo ancora più appunti, provando ad andare ancora più a fondo.
Sicuramente è un gioco che chi ama follemente il genere può tranquillamente apprezzare. Chi è un appassionato del periodo storico troverà sicuramente pane per i propri denti perché potrà sicuramente ritrovarsi in quel tipo di atmosfera che gli anni ’70 hanno scritto nella storia.
Interagirete con diversi paesi europei, diverse agenzie internazionali e avrete modo di provare a calarvi in tutto questo ascoltando voci russe che renderanno giustizia al lavoro che c’è stato dietro questo gioco.
Trattandosi del cugino del gioco che così tanti premi aveva vinto mi aspettavo onestamente di più e invece non mi sono sentito veramente al centro delle ricerche. Ho apprezzato molto lo sviluppo della trama, le traduzioni ben fatte e la credibilità del tutto. Operazione Vienna non è un gioco brutto anzi, si tratta probabilmente di un titolo che gli amanti del genere dovrebbero avere per il tipo d’immersione “documentale” che propone. Il gioco rimane comunque un’esperienza fatta che, sicuramente, aggiunge un tassello alla categoria dei giochi investigativi.

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