Fuori dal tunnel dell’hype #3. Cinghiali trasformati in carte.

E rieccoci qua. A parlare, come al solito, di giochi che oramai sono impossibili da trovare, dato il carattere capriccioso e scostante degli dei della ristampa. Eppure io non demordo, e “uppo” giochi dimenticati, e tu, che sei curioso e brami la sofferenza, sei di nuovo qui.

Per seguirmi nel viaggio di oggi devi sapere che negli anni Duemila era molto più comune di quanto non sia oggi la pratica, quando un gioco godeva di un buon successo, di produrne versioni portatili, in genere trasformando il gioco da “tavola” (board game) in gioco di carte (o più raramente di dadi), eliminando la tavola. Questa pratica è oggi meno frequente, ma all’epoca era quasi un passaggio obbligato, una certificazione del buon successo del gioco, soprattutto (ma non solo) se l’originale era un cighialetto e quindi si prestava a una semplificazione delle meccaniche, insieme a quella dei materiali.

Bene, i quattro giochi che ti presento di seguito sono appunto giochi di carte con questa origine.

Nota: la numerazione dei singoli giochi segue quella della mia pagina instagram, @giocatorefuorimoda, dove puoi trovare più scarne e veloci presentazioni singole. Se incontri la scritta #NEW#, vuol dire che al momento della pubblicazione questi giochi non sono ancora stati postati sulla pagina instagram.


#NEW# – San Juan

San Juan è un gioco di carte per 2-4 giocatori di Andreas Seyfarth pubblicato nel 2004 (e in una bella seconda edizione nel 2015, contenente anche l’espansione “Nuovi edifici”), e portato in Italia da Giochi Uniti.

Si tratta di una trasposizione in gioco di carte del grande classico Puerto Rico. Se è vero che questo tipo di operazione negli anni che furono produsse anche una corposa serie di dimenticabilissimi titoli dal sapore annacquato, nel caso di San Juan, il risultato fu estremamente buono, visto che ciò che ne uscì… riuscì nel doppio intento di produrre sia un’esperienza di gioco simile al fratello maggiore (la stessa azione viene effettuata da tutti i giocatori ma chi l’ha scelta ha un privilegio; ci sono edifici di produzione di merci tipicamente caraibiche come tabacco, caffè e indaco; gli edifici cittadini garantiscono un buon boost grazie ad abilità speciali, altri producono punti), sia, al contempo, un gioco più decisamente più snello (mancano, per esempio, tutta la parte delle piantagioni e dei coloni, la spedizione delle merci, e non ne è bloccabile la vendita), lineare e breve (finisce solo e comunque quando un giocatore produce il 12° edificio, non ci sono altre condizioni di chiusura come era invece in Puerto Rico) e in grado di funzionare anche in due.

Nel complesso si può ben dire che faccia tutto quello che promette, che non è poco, e tra i giochi di carte è un ottimo starter per aspiranti giocatori di cinghiali, oltre ad avere il vantaggio di occupare uno spazio contenuto in ludoteca, caratteristica che nelle ultime uscite vedo sempre più ricercata sia dai giocatori che, finalmente, anche dai produttori (in fondo se vogliono vendere sempre più giochi a un numero contenuto di persone, non ci sono molte altre vie, a meno di regalare case…). In definitiva un ottimo gioco che tuttavia non è mai stato in cima ai gradimenti, essendo nato all’ombra di Puerto Rico e cresciuto nascosto da Race to the Galaxy che ne ha espanso le meccaniche.


#NEW# – Caylus Magna Carta

Uscito per Ystari nel 2007 nel filone delle “versioni a carte” dei giochi di successo, Caylus Magna Carta di William Attia è un gioco particolare nel suo genere perché, nella sua versione più tosta, sebbene introduca una punta di alea (completamente assente in Caylus, e costituita da un mazzo di carte uguale per ogni giocatore dal quale pescare gli edifici a disposizione da edificare) perde davvero poco della profondità del fratello maggiore.

E se da un lato è vero che i materiali di Caylus, in cui il tabellone è poco più che un poggiatessere che determina solamente lo scorrere delle fasi di costruzione del castello, sono particolarmente facili da sostituire con un mazzo di carte, ed è pur vero che questa versione contiene comunque quasi tutto il legname contenuto nel gioco originale, va considerato che metter mano a un ingranaggio praticamente perfetto come è il gioco dell’autore francese, senza far danni e producendo qualcosa di egualmente funzionante, deve essere uno dei maggiori incubi per un game designer.

Il gioco contiene due versioni del regolamento: quello semplificato permette di familiarizzare con il sistema di piazzamento lavoratori e costruzione di edifici, con vantaggi sia per chi utilizza l’edificio che per chi l’ha costruito. Con il regolamento per esperti re-incontrerete un caro vecchio amico, il prevosto, simpatico destinatario della maggior parte degli improperi (insieme al giocatore che lo muove) per la caratteristica di cancellare le azioni di tutti i meeple a valle della sua posizione. Se poi avrai l’ardire di introdurre anche l’espansione “i favori” (del 2009) ecco che davvero vi troverai davanti un cinghiale fatto e finito, in un piccolo spazio vitale.

Se vuoi l’esperienza del Caylus originale, ma non riesci a reperirlo, qui hai quasi tutto. Non snobbare questa soluzione.


#NEW# – I Pilastri della Terra – Gioco di Carte

Nel 2010 esce questa versione in formato ultra-tascabile de I Pilastri della Terra (tratto dal romanzo di Ken Follet), ad opera di Michael Rieneck, pubblicato da #Kosmos in Germania e due anni più tardi da Giochi Uniti in Italia. A differenza dei precedenti, qui il gioco si distacca abbondantemente dal gestionale da tavolo: è un classico gioco di prese, che richiama il tressette per certi aspetti, come l’obbligo di seguire il seme (il colore, in questo caso, che però è anche abbinato a un giocatore), uniti ad elementi dei tarocchetti (i trionfi, qui rappresentati da carte speciali di colore neutro in grado di produrre effetti positivi o deleteri in termini di punti) e infine elementi assolutamente originali (le carte del tuo seme che riesci a prendere producono risorse o permettono di convertirle… tramite le risorse si ottengono poi i punti).

Pur conservando poco o punto dell’originale, se non in una verniciata di ambientazione, questo gioco di carte è assolutamente efficace, divertente, e buon succedaneo di giochi classici tradizionali al tavolo di chi ha voglia di intavolare un tressette o una scopa d’assi ma ha solo compagni di gioco che storcono il naso di fronte a un mazzo di piacentine plastificate che puzzano di vino bianco della casa.

E in più le carte coi personaggi del romanzo e il tema della costruzione della cattedrale comunque ci sono, anche se il gioco funzionerebbe sostanzialmente con qualunque tema.


#NEW# – Die Tore der Welt – das Kartenspiel 

Nel 2012 esce per Kosmos, in Germania, ad opera di Walter Schranz, il Kartenspiel Die Tore Der Welt, ovvero il gioco di carte di Mondo Senza Fine (ma in realtà non viene mai tradotto, quindi ci teniamo il nome in tedesco), il cui gioco originale era ispirato al romanzo di Ken Follet, seguito de I pilastri della terra. A differenza del gioco di carte I Pilastri della Terra, il cui autore era anche uno dei due autori del gioco da tavolo, qui l’operazione è stata affidata a un altro game designer.

Il gioco è diviso in due epoche, durante le quali i giocatori (da 2 a 4) dopo aver scoperto e letto un evento (che produce un effetto istantaneo o duraturo a seconda del colore del bordo) possono scegliere tra prendere risorse (determinate dal posizionamento della carta evento) e giocare una carta azione (ogni giocatore ne ha un mazzetto, ciascuna produce un effetto diverso, tra di esse ce n’è una che permette di ripescare le carte già giocate). Alla fine di ciascuna dei due capitoli del gioco si attiva una fase di scoring (chiamata tassazione) che permette di guadagnare punti.

Il gioco è meno riuscito di Pilastri della Terra, anche se si sforza di essere più aderente all’ambientazione e ricordare di più il gioco da tavolo con il meccanismo eventi/azioni e i vari ambiti in cui guadagnare punti, anche se molto annacquato. Apprezzabile lo sforzo, ma non riesce fino in fondo qa recuperare lo spirito del gioco quanto un San Juan o un Caylus Magna Carta, né a essere un prodotto originale come il precedente. Attenzione: se non sapete una parola di tedesco, potrebbe essere una rogna, visto che ogni carta ha un breve testo, e sebbene ci siano icone non sono pienamente in grado di renderlo indipendente dalla lingua, per cui dovrete italianizzarlo o avere a portata di mano una traduzione delle stesse.


E anche per oggi direi che è tutto. Quattro buoni giochi, in definitiva: San Juan e Caylus Magna Carta meritano di stare in qualunque collezione, gli altri due sono piccole sorprese che a un prezzo e un ingombro molto modesti possono comunque offrire qualche ora di buon divertimento, senza la pretesa di essere GIOCONECAPOLAVORODEFINITIVO.

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