Fuori dal tunnel dell’hype #8. La Trilogia della Maschera.

E rieccoti qui, nel baratro della polvere. Nell’abisso del fuori catalogo. Nel fondale del mercatino. Mi sembra di vederti, mentre annoti i nomi dimenticati dei giochi fuori dal tunnel dell’hype e finisci poi a destreggiarti tra annunci con scritto “SOLO DEFUSTELLATOH RAROH! 215 € (più spedizione)” per un copia di Coloretto. Perché ci intendiamo, io e te, siamo entrambi vittime del fascino del gioco perduto, quello che non trovi sul primo store che apri. Sappiamo benissimo che per ogni store che dice “esaurito” ci aumentano le pulsazioni, e per ogni motore di ricerca che ti rende zero elementi sappiamo benissimo che ormai di quel gioco non potremo mai più fare a meno.

Ebbene, oggi, eccezionalmente, ti concedo il lusso della speranza. Ebbene, diamine, sì.
Dio ha ascoltato la tua preghiera, Cenerentola danzerà ancora.
Stavolta potresti cavartela. Perché i giochi che vado a proporti sono stati ristampati solo 4-5 anni fa. Quindi il solito incubo è meno incubo del solito. Certo, poi procurarti l’edizione originale sarebbe tutto un altro risultato, ma ti puoi, diciamolo, accontentare.

Ed eccoli qui. Sto parlando della “Trilogia della Maschera”, un gruppo di 3 giochi pubblicati a cavallo del millennio dal celeberrimo sodalizio Wolfgang Kramer & Michael Kiesling. Tikal, Mexica e Java (ribattezzato Cuzco nella nuova edizione), tre eurogame che più eurogame non si può, accomunati dalla meccanica dei punti azione combinata con controllo del territorio e maggioranze, e talvolta una punta di set collection, oltre al fatto che le edizioni originali (quelle delle mie foto, per intenderci) hanno una maschera tipica a far bella mostra di sé sul fronte della scatola. Ai tre giochi, tradizionalmente, se ne aggiunge un quarto, Torres, che non ha la maschera, ma condivide con gli altri il periodo in cui è uscito e le meccaniche principali. 

Nota: la numerazione dei singoli giochi segue quella della mia pagina instagram, @giocatorefuorimoda, dove puoi trovare più scarne e veloci presentazioni singole. Se incontri la scritta #NEW#, vuol dire che al momento della pubblicazione sul blog questi giochi non sono ancora stati postati su instagram.


#056# – Tikal

Cominciamo col più famoso del lotto. Tikal, uscito nel 1999 (nonché vincitore dello Spiel des Jahres nel medesimo anno) Ravensburger e mezzo milione di altre case (e ripubblicato da dVGames nella nuova e più coreografica edizione), è uno dei miei primi grandi amori.

In questo gioco, ambientato nella giungla guatemalteca, ci vedrà, nei panni di una spedizione archeologica, impegnati a disboscare e scavare, alla ricerca di rovine nella più estesa area di rovine Maya. E mentre sentirai caldo e umidità, profumo di tortillas e puzzo di urina di giaguaro, ti inoltrerai tra la giungla, piazzando una dopo l’altra tessere territorio che simuleranno, con l’effetto fog of war, la tua attività di esplorazione e disboscamento. Troverai vulcani a sbarrarti la strada e sentieri di pietre in grado di indicarti la via per piramidi (da… scavare, alzandole… sì lo so, è parecchio controintuitivo, in buona sostanza comunque ci aggiungi livelli) e infine preziosi tesori da trafugare e scambiare con gli altri giocatori.

I tesori vanno a costituire un sistema di punti a set collection, mentre le piramidi, da controllare con un sistema di maggioranze o di avocazione tramite sacrificio, forniscono il grosso dei punti. Negli spazi vuoti, che potranno sembrarti un’inutile perdita di tempo, troverai i maggiori alleati per strategie logistiche performanti, visto che ci potrai piantare nuovi campi che ti permetteranno di paracadutare i tuoi archeologi direttamente nel mezzo della giungla, senza farli partire ogni volta dal campo base.

Spiegabile in pochi minuti, Tikal è un gioco semplice da capire ma splendido da giocare e difficile da padroneggiare, come e più degli altri della stessa famiglia. Ed è, per me, anche un ricordo della prima Play cui partecipai (la seconda in assoluto, se non vado errato).


#NEW# – Java

Secondo nato tra i giochi della Trilogia della Maschera (ma terzo considerando anche Torres) e pubblicato da Ravensburger / RioGrande nel 2000, Java è sicuramente il più complesso e lungo del lotto. 

Con il solito meccanismo dei punti azione, i giocatori fanno entrare dal bordo nell’isola di Giava (no, non c’entrano né il caffè, né i fastidiosi contrabbandieri di rottami di Tatooine e nemmeno il linguaggio di programmazione ormai obsoleto) i loro lavoratori, muovendoli su caselle esagonali. Possono poi piazzare tavole territorio (da una riserva comune e composte da tre e due esagoni, oppure dalla riserva personale e composti da esagoni singoli) e ingrandiscono i villaggi, nei quali possono poi edificare (e ingrandire) palazzi trasformando i villaggi in città. Il controllo delle città (e dei relativi palazzi) viene determinato dai lavoratori posti nei livelli più alti della città che, con l’alzarsi progressivo delle montagne dell’isola tramite la sovrapposizione degli esagoni, sembra sempre di più un centro abitato montano, che si snoda tra crinali e vallate.

Oltre al controllo di città e palazzi, i giocatori guadagnano punti circondando gli specchi d’acqua con i campi di riso (similmente alle città, quelli più in alto valgono di più) e organizzando (tramite la pesca di carte) feste nei villaggi.

Come dicevo è il gioco più complesso del lotto, in cui sono più numerose e diverse tra loro le modalità per fare punti, e inoltre include una meccanica di sovrapposizione di pezzi che cambia continuamente il piano di gioco. Forse per questo ha avuto meno successo dei compagni di squadra, tuttavia mi sento comunque di consigliartelo.

Nel 2018 (in Italia per dVGames) è stato ripubblicato con materiali moderni molto belli (e curiosi edifici cilindrici a gradoni) con il nome Cuzco e, di conseguenza, una nuova ambientazione amerindia, più vicina a Tikal e Mexica.


#060# – Mexica

Mexica è il terzo gioco (e ultimo) gioco uscito (nel 2002) della Trilogia della Maschera (quarto, se consideriamo anche Torres), ed è stato pubblicato da vari editori (sempre Ravensburger e RioGrande per la vecchia edizione, mentre a PlayaGame Edizioni è dovuta la più recente, datata 2015 e localizzata in italiano).

Questo gioco vedrà te e i bifolchi al tuo tavolo, nei piumati panni di antichi aztechi (“mexica”, nella loro lingua), sfidarvi per rappresentare il clan che più guadagnerà prestigio nella costruzione della capitale Tenochtitlán, su un’isola in mezzo a un lago. Come Tikal, anche questo Mexica (con materiali plasticosi anche nella vecchia edizione, a differenza del fratello maggiore) è un gioco a punti azione, con i quali si deve però muovere un unico puzzillo, il proprio mexica, suddividere l’isola in quartieri con canali e laghi, rivendicandone la fondazione (primo modo per far punti) e costruendo edifici cercando di avere la maggioranza nei vari quartieri alla fine di ognuna delle due fasi di valutazione (secondo modo per far punti).

A rendere più elastico il gioco rispetto a Tikal una buona meccanica di conservazione per tempi migliori dei punti azione nei turni in cui sarebbero spesi “a fava”. A differenziarlo in maniera netta una gestione del territorio più dinamica e creativa, tramite il geniale sistema dei ponti (si può passare da un ponte al successivo sullo stesso canale con una mossa, e questo permette, tra piazzamento e spostamento, di ottenere risultati notevoli se si ha un po’ di occhio) e anche in definitiva un livello di interazione ancora maggiore del fratello, visto che oltre alla meccanica di controllo a maggioranza si può agire anche cercando di ostacolare il movimento dell’avversario costrigendolo a sprecare i preziosissimi punti azione. In definitiva un gioco un po’ più leggero e veloce, ma non per questo inferiore come impegno richiesto.


#NEW# – Torres

Ultimo in questa rassegna, ma primo in ordine di pubblicazione, Torres, pubblicato da #Ravensburger / #RioGrande nel 1999 (reimplementando il vecchio Burgenland del 1988 e sul quale, purtroppo, non ho mai avuto il piacere di mettere le mani), vincitore dello Spiel des Jahres 2000, pur non avendo sul coperchio della scatola una maschera, è spesso informalmente considerato parte dell’omonima trilogia perché condivide con essa la meccanica dei punti azione e il sistema delle valutazioni intermedie e finali.

Ma se negli altri tre casi queste meccaniche sono applicate a giochi che già dal colpo d’occhio ti appariranno come i più classici eurogame (quelli che una volta chiamavamo german, perché solo nelle lande teutoniche si giocavano), nel caso di Torres quello che vedi appare un tipico astratto, al punto che ti saresti aspettato di vederlo nel lotto dei giochi astratti che ho pubblicato nel primo articolo di questa serie, dimostrando così di essere disattento, giacché là si parlava solo di piccole città di legno, mentre qui hai della gran plastica. 

In questo splendido astrattone, su un piano di 8×8 caselle (ovvero sostanzialmente una scacchiera) giusto circondata da un tracciato segnapunti per tener buoni quelli che di fronte a un astratto vero iniziano a grattarsi le mani, i giocatori utilizzano i loro punti azione per mettere in gioco e muovere i loro cavalieri, allargare e alzare i castelli, pescare e giocare le carte azione. A fine partita, si otterranno punti per il proprio cavaliere posto più in alto in ogni castello, moltiplicando l’area dello stesso per l’altezza raggiunta dal cavaliere.


Eccoci giunti alla fine di questa carrellata. Spesso mi hanno chiesto qual è il miglior gioco di questo lotto. E sebbene potrei tirarmela e dirti che ognuno ha le sue specifiche caratteristiche e non si può parlare propriamente di un gioco migliore di un altro, non temo di sbilanciarmi troppo dicendoti semplicemente: Tikal. È il gioco che meglio esprime le potenzialità della meccanica dei punti azione e che nell’insieme funziona meglio.
Tuttavia ti posso anche dire che avere 10 punti azione (come accade nel gioco ambientato in Guatemala) a volte risulta più dispersivo e difficile da gestire che non averne meno come in Mexica e Java. Inoltre questi ultimi due hanno un look più accattivante e attrattivo (almeno parlando delle edizioni vecchie, le nuove sono tutte piuttosto belle). Inoltre sia Mexica che Java presentano sistemi per ovviare ai pochi punti azione per turno, per conservarne uno o due per i turni successivi, cosa che aggiunge una scelta (ed è sempre un bene) e permette di passare senza troppe remore da 10 a 6 punti azione.
Un discorso a parte merita Torres. Benché molte delle meccaniche siano comuni agli altri tre giochi, qui abbiamo un prodotto più immediato e veloce. Potrei sbilanciarmi e consigliarti uno dei tre a tua scelta più Torres.


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