Fuori dal tunnel dell’hype #5. Che palle.

Il Natale è una festa che ne ha un po’ per tutti. A Natale c’è chi preferisce il pandoro e chi invece smania per il panettone. Chi anela il capitone e chi il lesso con la mostarda. C’è chi apre i regali la sera della vigilia, e poi c’è chi attende la mattina del dì di festa. E infine c’è chi non sa stare senza le statuine del presepe e chi invece preferisce l’albero, e si affaccenda ogni anno, riempiendolo di luci, decorazioni. E, soprattutto, di un sacco di palle.

Ma tu, che hai i giochi nel sangue, che hai i globuli a forma di cubetto e i neuroni sagomati come i meeple di Draftosaurus, non sai che fartene di tutte quelle decorazioni, se sotto il policromo vegetale non fanno bella mostra di sé, ordinatamente accatastati, nuovi giochi, dico bene?

E allora eccoti qui, al culmine della stanchezza, oltre il limite della sazietà (sia di cibo che di luci), a fondo dietro l’orizzonte degli eventi digestivi, a cercare ancora, ancora e ancora un nuovo gioco, giacché ne hai avuti di nuovi ma ogni arrivo non fa che nutrire la scimmia per il prossimo. Ed ecco qui anche me, pronto a fornirti ottimi motivi per guardare (anche) fuori dal tunnel dell’hype nella tua cerca. E visto che ne hai piene le palle delle palle dell’albero, eccoti una bella lista di giochi che, invece di pedine e meeple, di (piccole) palle ne han piena la scatola.

Nota: la numerazione dei singoli giochi segue quella della mia pagina instagram, @giocatorefuorimoda, dove puoi trovare più scarne e veloci presentazioni singole. Se incontri la scritta #NEW#, vuol dire che al momento della pubblicazione questi giochi non sono ancora stati postati sulla pagina instagram.


#012# – Kulami

Se i doppi sensi non ti sono bastati, metto per primo questo gioco così ci togliamo subito il pensiero. Perché al di là delle battute che – lo so! – stai già facendo, Kulami è un astratto a dir poco sensazionale. Opera di Andreas Kuhnekath datata 2011, è stato pubblicato da Steffen Spiele e portato in Italia dal mitico Bertocchi di XVgames / Studio Supernova.

Il campo di gioco è costituito da diverse tessere di varie dimensioni con degli incavi disposti ortogonalmente, atti a contenere comodamente le biglie che fungono da pedine. I giocatori posizionano a turno una biglia del proprio colore sulle direttrici ortogonali dell’ultima biglia giocata, avendo cura di non posizionarla sulle tessere dove sono state giocate le ultime due (marcate da un anello). La particolarità è questa: non si vince, come accade in molti altri giochi del genere, con configurazioni particolari (del tipo x-in-a-row) oppure togliendo all’avversario un certo numero di pedine, oppure riducendo a zero le mosse valide a sua disposizione, ma, come nei german, facendo più punti vittoria: ogni tessera vale infatti un numero di punti pari al numero di incavi che contiene, e questi punti vanno a chi ha la maggioranza di biglie su quella tessera (un sistema del tipo “grandi elettori” alle elezioni americane: chi ha la maggioranza, anche di una sola biglia, si prende tutto il valore della tessera).

Pur con regole semplici, si tratta di un gioco impegnativo e che richiede tattica e strategia. Promosso a pieni voti, consigliato a tutti i giocatori. Le lucide e bellissime biglie di colore rosso e nero saranno particolarmente gradite ai milanisti. O ai tifosi della Lucchese.


#026# – Pylos

Pylos, gioco astratto del 1993, opera di David Royffe, pubblicato tra gli altri da Gigamic in bellissima edizione lignea (Mini, nel caso della mia copia), è un gioco dall’estetica vincente, ma che nella mia fantasia malata mi ha sempre visto vestire i panni di… beh, te lo dico dopo.

Il gioco ha un’idea molto semplice: c’è una base di gioco con 4×4 caselle formate da scavi in cui puoi alloggiare una biglia. Continuando col gioco, le biglie andranno posizionate poi le une sulle altre, formando una piramide. La particolarità del gioco sta nel fatto che ci sono mosse particolari che permettono di togliere palline (formando quadrati di palline del proprio colore) oppure di risparmiarne (invece di posizionare, si può sopraelevare una pallina spostandola a un piano superiore, se è libera di muoversi). E qui sta tutto il gioco: risparmiare palline per arrivare a impedire all’avversario di piazzare, o semplicemente per mettere la pallina sulla sommità della piramide.

Ecco, giocando a questo gioco, con le sue sferette beige e marroni, mi sono sempre sentito uno scarabeo stercorario, l’amabile insetto che trasporta palline di cacca. Se ti senti più incline al mito puoi anche provare a crederti Sisifo… ma vuoi mettere con la sensazione di provare la vita del caparbio ruzzolamerde?


#030# – ZÈRTZ

Definire “no-hype” un qualsiasi gioco di Kris Burm mi irrita i polpastrelli, mi fa venire un forte prurito al naso e un’insana voglia di cercare la rissa. Questo perché le sue creature sono così straordinarie che mi aspetterei sommosse davanti ai negozi il primo giorno di vendita. E per carità, tra gli astratti hanno anche il loro successo, ma diciamo che “hype” è un’altra cosa.

ZÈRTZ (così, tutto in maiuscolo, e senza senso) è il terzo gioco del progetto-GIPF, una serie di giochi di strategia astratta a informazione completa su base a matrice esagonale. Pubblicato nel 1999 (tra gli altri da Huch!) è un gioco boardless: il tavolo di gioco è infatti composto da un raggruppamento esagonale di anelli (di numero variabile tra il gioco base e le varianti per esperti) su cui in ogni turno i giocatori possono piazzare delle palline e dal cui bordo devono poi sfilare un anello. Oppure mangiare (che, quando possibile, è obbligatorio), muovendo le palline similmente ai pezzi della dama. Se poi rimuovendo degli anelli si isolano porzioni di territorio completamente occupate da palline, tutte quelle palline sono immediatamente catturate. La particolarità del gioco risiede nel fatto che le palline (di bachelite, credo, e in tre colori: nere marmorizzate, grigie marmorizzate e bianche) non sono assegnate alla partenza a uno dei giocatori: ciascuno può infatti posizionare, muovere o mangiare qualunque pallina, e vince chi riesce per primo a catturarne 4 bianche, oppure 5 grigie, o ancora 6 nere, o, infine, 3 per tipo.

Al di là del fatto che, nonostante la mancanza di legname, il mio materiale preferito per gli astratti, il gioco sia esteticamente piacevole, il punto è che è un gioco maledettamente bello.


#NEW# – Abalone

Plancia plastica esagonale scanalata e 11 grosse biglie bianche, e altrettante nere, per pareggiare agli occhi dei fan della zebra (o dell’Ascoli) il rossonero Kulami, per questo gioco del 1987 di Michel Lalet e Laurent Levi, così noto da essere ormai stato prodotto in decine e decine di varianti, dalle classiche travel a quelle di massa più importante, vendute in confezione esagonale che farà esplodere il cranio ai seguaci del vichingo culto della divina Kallax.

In questo gioco potrete, grazie alla particolare ergonomia della plancia, muovere file di biglie (operazione che dà una certa soddisfazione, non lo nego) fino a buttare fuori dal gioco quelle del vostro avversario che hanno la malaugurata sorte di trovarsi in minoranza sulla stessa linea, e a contatto, delle vostre. Per vincere, occorre riuscire a buttarne fuori almeno 6 e nelle prime partite, quando le strategie difensive non sono ancora chiare, ciò accadrà piuttosto rapidamente. Col tempo (o con qualche consiglio) imparerete a vedere rapidamente che particolari configurazioni sono più o meno facili da difendere, o più o meno aggressive. Le situazioni di gioco, studiate e ristudiate, tendono a riproporsi, in un gioco che ormai ha un’età tale da poter essere definito un classico.

Anche qui niente legname, ma l’estetica è comunque piacevole. E il regolamento talmente immediato da poter essere giocato praticamente con chiunque.


#NEW# – Pentago

Gioco del 2005 di Tomas Flodén e pubblicato da una vastissima schiera di editori, tra cui Kosmos e, nella mia edizione, Mindtwister, Pentago è un gioco di allineamento (del classico tipo x-in-a-row) in cui l’obiettivo è mettere in fila cinque palline del proprio colore (qui sono bianche e nere, ma il piano di gioco è rosso, così ascolani e lucchesi possono fare pace).

La particolarità è che il piano di gioco è composto da quattro quadranti di 3×3 incavi, e che a ogni turno, dopo aver giocato una biglia, bisogna ruotare di 90° uno dei quadranti. Le regole sono sostanzialmente finite qui, ma, quando ci sono già un po’ di palline in gioco, riuscire a immaginare come sarà il piano dopo la rotazione di un quadrante non è così immediato.

Semplice da spiegare e per questo adatto a essere giocato con chiunque, richiede un minimo di allenamento visivo per guadagnare sicurezza e capacità di “vedere avanti”, per cui sulle prime se un giocatore novello affronta uno che ha alle spalle anche solo poche partite, può risultare frustrante. Tuttavia, se uno ha buone capacità spaziali o è particolarmente allenato al tipo di elaborazione richiesta (penso per esempio a chi è abituato a muovere oggetti su uno schermo: un impaginatore, un grafico, un artista), questa fase sarà piuttosto breve. Le versioni più recenti in commercio hanno una base meccanica in plastica con cui è più facile e veloce ruotare i quadranti senza far cadere biglie ovunque, evitando così di stimolare l’imprecazione smodata.


#NEW# – Rotaris

Nel 2010 Andreas Dante inventa e autoproduce questo astratto che, sostanzialmente, si pone nel solco di Pentago, ma sviluppa la tematica su una base diversa: invece di avere quattro quadranti uguali abbiamo un tre cerchi concentrici.

Come in Pentago a ogni piazzamento di biglia corrisponde una rotazione (in questo caso di 60°, agevolata da manopoline e segni che aiutano a individuare il punto di arresto), e mentre ruoti gli anelli ti rendi rapidamente conto che non a girare non sono solo le palle dell’avversario, ma anche le tue. Se può sembrare, infatti, difficile immaginare il risultato finale di Pentago dopo la rotazione di un quadrante, capire come sarà il piano di gioco di Rotaris dopo aver ruotato un anello è un’operazione a tratti alienante.

Se l’estetica è, nonostante il piano di gioco di compensato tagliato e inciso a laser, piuttosto artigianale ma gradevole, il gioco richiede un certo impegno, per produrre poi, alla fin fine, un semplice x-in-a-row in cui, talvolta, la partita può finire improvvisamente e senza che l’epilogo sia stato previsto da nessuno dei due al tavolo fino alla mossa precedente. La mia sensazione è che sia “un po’ troppo per un po’ troppo poco”, ovvero che richieda un po’ troppo per quello che poi è in grado di restituire. Insomma, se Pentago è il bilanciamento perfetto per questo gioco, aggiungere complessità in questo caso non ha migliorato il prodotto finale. Tuttavia l’impressione è comunque quella di un buon gioco, da provare, e da valutare un po’ più approfonditamente.


Finisce qui la rassegna pallosa, per questo Natale. Ma i giochi basati sulle biglie sono molti di più, quindi fammi sapere se l’hai gradita: magari ne preparerò un’altra il prossimo anno.

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