Twilight Strugglove – “Mi parli della guerra fredda”

“Ora le trombe ci chiamano ad agire ancora una volta: non è una chiamata alle armi, anche se di armi abbiamo bisogno, e non è una chiamata alla battaglia, anche se in una battaglia siamo coinvolti. È una chiamata a portare il fardello di un lungo conflitto crepuscolare…” – John F. Kennedy

“Mi parli della guerra fredda”

“Ehm…la guerra fredda è…ehm…è la guerra fra du’ ghiaccioli!”

Citare i Prophilax per parlarvi di uno dei giochi per due più acclamati di sempre andava fatto. Assolutamente. Buttiamo giù il muro delle citazioni colte, dei vari Osho, Aristotele, Bukowski e compagnia cantando. “La guerra fredda è la guerra fra du’ ghiaccioli”.  Questo rispondeva Sumo, alla domanda posta dal professore durante il suo esame di Stato. Sapete cos’altro è una guerra fredda? L’amore, certo! Come dite? Non è vero? Può essere ma io da qualche parte dovevo agganciarmi per parlarvi di uno degli eventi più epocali di sempre: la mia ragazza che vuole giocare a Twilight Struggle! 

Astenersi perbenisti!

Sì, già li vedo indignati a dire “eeeeh ma perché? Una donna non può giocare ai giochi da tavolo?” Non siamo abbastanza intelligenti per un war-game?”

La mia in realtà è un’ode all’incredibile, al miracoloso e al momento che noi tutti, giocatori col tavolo incalliti, attendiamo con ansia. Una roba tipo il “vuoi sposarmi?”. Non una recensione dunque, ne troverete a  bizzeffe di questo must. Questa è piuttosto una testimonianza di come i muri si possono abbattere eccome! Anche a livello ludico dove sembra paradossale sentire la frase “a me non piace giocare”. Pensare che da bimbi non si faceva altro…

Genesi di un conflitto.

Era una serata pandemica come tante, una di quelle classiche che ormai viviamo giornalmente tra un ticchettare di RT e uno scampanare di morti. Dunque, una spersonalizzazione e approssimazione del tutto tipica. Il mio Twilight Struggle era arrivato da un solo giorno: bramato, atteso e silenziosamente amato per anni. Da lì lo stallo, tipico di quegli anni. Attacco chiedendole di provarlo? Aspetto e vedo se riesco a proporglielo in cambio di…Emiliano sii onesto con te stesso…in cambio de che? Lascia perdere…

La sentenza:

“Io a un gioco del genere, con questo popò di regolamento, non giocherò mai!”                  

Già immaginavo la mia copia utilizzata come pregiato vassoio o acclamato ventaglio estivo. Mai avrei creduto poche ore dopo di ascoltare la frase “Dai, proviamo ‘sto gioco!”

Parliamo di una persona a cui il naso si era storto per un Sushi-go (non è detto che se te lo magni ce giochi…ricordalo Emiliano) o che era rimasta fredda dinanzi un Tokaido (magari il problema è il Giappone che dici?).             

Fatto sta che ci abbiamo realmente provato. Per ben tre volte. (alla mia età, d’altronde, so’ le uniche triplette che puoi fare a meno che non calchi campi di calcio) tra un sugo sul fornello, un’infante insonne a tratti e una marea di regole da ricordare. Ovviamente, pur arrabattandoci tra le righe delle regole e le interpretazioni delle carte, le partite le abbiamo portate a casa con diversi errori di forma e comprensione. Serve tempo e concentrazione è normale per un cinghiale del genere. Però quel muro lo abbiamo abbattuto e io ho perso sempre. Nell’ordine per defcon-suicide e punti 20 dell’avversario per ben 2 volte in metà guerra.

“Ah guarda, qua ti porto via influenze a Cuba! Toh, con questa ne aggiungo una in un mio paese influenzato grazie al controllo del Canada!”

Epilogo e risoluzione del conflitto (?)

Ho rosicato. Ci sta. Lei era quella del “…dai ti sfido a Kingdomino!” facendomi a spicchi ogni dannata volta in quello che sembrava l’unico gioco tagliato ad hoc sui suoi gusti. E ora? Ora dovrò trovare altri giochi ambientati in Giappone così avrò la possibilità di vincere anche se il mio personale Twilight Strugglove è stato già bello che vinto!

“Marì, ho comprato un gioco nuovo: Tajuto! “

“…che è giapponese?”

“Eh, mi sa di sì. Ci stanno le Pagode…”

“Sì ma le Pagode non stanno mica solo in Giappone…dai apparecchialo che te batto pure a questo!”

“Ah…”

…continua(?)

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